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Allarme plastica nel cibo

Allarme plastica nel cibo: i dati sono spaventosi | Non mangiarlo più assolutamente

La plastica sta inquinando il nostro Pianeta: si trova dappertutto, anche negli alimenti, con conseguenze molto gravi per la salute. Ecco a cosa fare attenzione e per quale motivo si parla di allarme plastica nel cibo.

Si conoscono bene le caratteristiche inquinanti della plastica che viene dispersa nell’ambiente e tende a degradarsi per effetto dei raggi del sole o per l’azione dei fenomeni atmosferici, dividendosi ulteriormente in minuscole particelle, le microplastiche.

Queste invisibili molecole di materia riescono ad essere trasportate in ogni luogo del mondo dall’acqua e dal vento e sono una delle cause primarie dell’inquinamento globale. Le microplastiche invadono letteralmente qualsiasi cosa, che si tratti di acqua da bere o cibo da ingerire: quando finiscono in mare, ad esempio, vengono inghiottite dai pesci che poi mangiamo. Ecco perché l’allarme plastica nel cibo è un tema di importanza centrale negli ultimi anni.

Secondo un’indagine condotta dai ricercatori dell’Università di Cardiff, le microplastiche si annidano soprattutto all’interno dei terreni agricoli europei. In particolare ogni anno ci sono tra le 31.000 e le 42.000 tonnellate di microplastiche nei terreni in cui vengono coltivati la maggior parte degli alimenti che consumiamo ogni giorno. Quali sono i principali fattori che fanno pensare che l’allarme plastica nel cibo stia diventando un problema di interesse globale?

Fanghi di depurazione: come le microplastiche contaminano cibo e acqua

Le microplastiche arrivano a contaminare i terreni attraverso l’uso di fertilizzanti organici e dei fanghi di depurazione, portando l’allarme plastica nel cibo a livelli altissimi. Queste sostanze sono il sottoprodotto del processo di pulizia delle acque reflue urbane: i fanghi richiedono un grande costo per essere smaltiti, ma risultano ricchi di sostanze organiche nutritive e sono quindi utilizzati come fertilizzanti in Europa e negli Stati Uniti.

In Europa, nel dettaglio, vengono prodotte annualmente circa 8-10 milioni di tonnellate di fanghi di depurazione, di cui circa il 40% viene sparso su terreni agricoli. Il riciclo di questo sottoprodotto non ha solo effetti benefici, però: all’interno dei fanghi di depurazione, infatti, sono contenute anche le sostanze chimiche tossiche in arrivo dagli scarichi industriali, come microplastiche, PFAS e metalli pesanti.

L’utilizzo di fanghi di depurazione come fertilizzanti organici, quindi, fa in modo che le sostanze chimiche dannose si accumulino nel terreno e vadano a contaminare in maniera evidente le principali colture di cui ci cibiamo, come grano, mais, ortaggi. Non solo: le sostanze tossiche contaminano anche l’acqua con cui vengono irrigati i campi e il foraggio per il bestiame da cui si ricava la carne.

Il problema delle microplastiche sta seriamente danneggiando la salute e la qualità della vita umana, compromettendo anche le acque oceaniche. L’allarme plastica nel cibo obbliga a prendere delle decisioni in merito alla gestione di questi rifiuti per salvaguardare il Pianeta ormai completamente invaso da queste particelle tossiche ed estremamente pericolose.